Nel nostro lavoro ci troviamo spesso a supportare genitori e studenti che si ritrovano a gestire delle difficoltà nella frequenza della scuola.
Il rifiuto scolastico si manifesta con comportamenti di resistenza o talvolta di ferma opposizione ad andare a scuola o a restarci per l’intera giornata. Comporta un grave disagio emotivo per i bambini e i ragazzi che la vivono e per i genitori che sono chiamati ad affrontarla.
Questa condizione può essere associata a diverse manifestazioni cliniche, e intercetta in modo complesso dinamiche familiari, bisogni educativi ed eventi connessi alla vita scolastica. Tipicamente si manifesta con ansia, paura, oppositività o accessi di rabbia, ma può anche presentarsi con sintomi depressivi.
Gli interventi più studiati per trattare questa condizione sono gli approcci comportamentali. L’obiettivo generale di questi interventi è la riduzione del disagio e la ripresa della frequenza scolastica. Essi includono interventi individualizzati basati sull’esposizione, l’apprendimento di tecniche di rilassamento e training mirati alle abilità sociali. Il ritorno a scuola può essere graduale e concordato nei tempi e nelle modalità con il personale scolastico.
In maniera associata è decisivo il coinvolgimento dei genitori e del personale scolastico. Alcune procedure includono stabilire delle chiare routine giornaliere, ignorare alcuni comportamenti indesiderati, sfruttare i rinforzi positivi, sviluppare un piano di ricompense/conseguenze per favorire la frequenza scolastica. Nei casi in cui il bambino non vada a scuola è molto importante rimuovere ogni rinforzo positivo (giochi, tv, telefoni, tablet, libri, musica, snack).
È sempre necessaria una valutazione iniziale, completa di tutti gli eventuali fattori di vulnerabilità e di mantenimento, per pianificare il trattamento individualizzato più efficace e il coinvolgimento della famiglia e della scuola.